Massa critica a Barcellona.

lunedì 9 gennaio 2012

Venerdì sera ho partecipato per la prima volta a una critical mass a Barcellona. Avvertito da un post su Facebook, ho finito la mia birretta, inforcato la bici e pedalato verso l'Arc de Triomf, punto d'incontro. Premessa per chi non lo sapesse: la massa critica è un incontro ciclistico ludico/rivendicativo inventato a San Francisco nel 1992 e diffusosi rapidamente in centinaia di città del mondo. Consiste in riunirsi e pedalare per la città. Quanto più alto è il numero di partecipanti meglio è, visto che l'obbiettivo è sì pedalare in compagnia, ma soprattutto è quello di bloccare il traffico per invogliare la gente a scegliere la bici come mezzo di trasporto e per fare pressione sulle autorità affinché si sforzino di più per la mobilità ciclistica a sfavore di quella auto/motociclistica. Funziona? Sembra di sì. Una delle città campione in Europa è Budapest. Nel 2004 il sindaco di Budapest ha avuto la brillante idea di spostare il Car-Free Day a domenica "per non molestare il traffico delle automobili". La reazione dei ciclisti è stata immediata e contundente. La prima massa critica in Ungheria ha riunito più di 4000 persone (e organizzata anno dopo anno per l'Earth Day e il Car-Free Day, nel 2011 è arrivata a riunire 80.000 persone). Grazie all'attenzione mediatica ottenuta, si sono creati gruppi di rappresentazione ciclistici in parlamento appartenenti a tutti i partiti politici. Il budget dell'assessorato al traffico per le bici, prima inesistente, è stato portato al 3%, ed è stato creato un programma statale apposito per estendere i progetti di costruzione di piste ciclabili in tutta la nazione. Il numero di ciclisti, inoltre, si è duplicato per ben tre anni consecutivi, toccando il tasso di crescita più alto del mondo. (Fonte: Eltis - Portal on Urban Mobility). Se Budapest è un caso interessante, la punta la detiene ovviamente Copenhagen. La capitale danese conta infatti oltre 1000 km di piste ciclabili (contro i 180 Barcellona) e il 55% dei suoi abitanti si muove ogni giorno in bicicletta.
Ma veniamo alla nostra massa critica di ieri sera. Le biciclette si radunano all'Arco, arrivano a gruppetti, a coppie, soli. Si parlotta nell'attesa, nel moderato freddo invernale, le fixie la fanno da padrona, ma per fortuna tutti i tipi di biciclette sono benvenute. Arrivano anche tre o quattro fricchettoni con spettacolari low-rides fatte a colpi di martello e saldatrici, ingombranti fat-tyres e anche una da circo, alta due metri. Uno dei ragazzi ha avuto la brillante idea di caricare un ampli collegato a un mp3, avremo musica per tutto il tragitto! Si cominciano a suonare i campanelli e la comitiva parte verso il parco della Ciutadella. Pieghiamo a sinistra e siamo nel traffico. Saremo circa 300. Una piccola marea di fanalini rossi, un' allegria che si contagia subito, ma che quasi immediatamente viene spezzata. In Roger de Flor due pattuglie della Guardia Urbana rombano sul marciapiedi e un furgone mette le sirene da dietro. Cosa succederà? Niente, per fortuna, solo un po' di  "qui-comando-io" style. Proseguiamo e prendiamo verso Est, scavalchiamo, incrocio dopo incrocio, rossi, gialli, verdi non importa. Membri del gruppo rimangono in mezzo alla strada a vigilare che il gruppo passi sicuro e compatto. E continuiamo a suonare i campanelli. Arriviamo a un punto dove gli organizzatori hanno preparato un omaggio a un grave incidente accaduto il due gennaio scorso, in cui una signora che viaggiava sulla pista ciclabile ha perso la vita investita da un camion. Proseguiamo e attraversiamo vie sempre più trafficate, molta gente saluta, fa le foto, è contenta di vedere tanta gente in bici, altri sono indifferenti, altri depressi da dietro i vetri...un altro venerdì sera di merda...Lo spettacolo arriva in plaça Espanya. Lì ci accorgiamo di non essere tantissimi, ma riusciamo ugualmente a fermare il traffico e a dare ben tre giri di giostra intorno alla rotonda mentre le macchine e le moto aspettano. Da lì in avanti tutto fila liscio, si continua a pedalare e anche la polizia sembra non avere intenzione di intervenire. Sulla Gran Via, per esempio, si mette davanti agli automobilisti fermi per bloccarli. Non ci sono tensioni anche se volano i fischi ai motorizzati che saltano sul marciapiedi per saltare il gruppo. Io non mi unisco perché sono i consegna pizze, e so, avendo fatto quel lavoro, che corrono per guadagnarsi la pagnotta. Arriviamo alla Rambla, a Colón e ancora girotondo intorno a Colombo e poi ritorno al parco. Avremmo fatto almeno una decina di chilometri, ridendo e scherzando (fuor di metafora). Tirate le somme, mi sembra una stupenda iniziativa, nonché necessaria. Sono convinto che è possibile ottenere pressioni significative sui gestori delle città con questo sistema, ed evitando i conflitti nella misura possibile. Penso che sia importante che un numero crescente di persone si unisca, e soprattutto gente normale, con bici normali e con i bambini dietro. La pedalata è sicura perché il gruppo fa forza e i più assidui si curano sempre di fare attenzione agli attraversamenti. E' importante che sia ugualmente visibile da più persone possibili, perché scatti il fattore "moda", che nella cultura spagnola è fondamentale: se gli altri lo fanno allora va bene, lo faccio anch'io.  Risultato: più ciclisti, meno incidenti, più infrastrutture. Speriamo di essere di più la prossima volta. A proposito, qui a Barcellona si organizza il primo venerdì di ogni mese. Se leggete da altre parti di Spagna, qui puoi trovare il calendario delle critical mass in tutto il Paese. Vi segnalo il blog di Masa Critica Barcelona e un profilo su Facebook: http://www.facebook.com/massacriticabcn, ma soprattutto Copenhagenize, un raccomandatissimo blog interamente dedicato al mondo della bici e del ciclismo urbano, con la missione di esportare il modello Copenhagen alle altre città d'Europa. E per gli amanti della moda e dello stile vi segnalo infine Cycle Chic.



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