Sul tetto della Cattedrale non vendono birrette.

mercoledì 28 marzo 2012

Da quando l'abbiamo scoperto è il nostro bar preferito, senza storia, senza bah e senza mu. Anzi, è il nostro bar segreto e discreto preferito. E non è uno speakeasy né uno di quei ristoranti di lusso nascosti dietro una finta tintoria, tanto segreti che ne parlano tutte le guide dei posti trendy della città. E ci andiamo discretamente, perché in fondo non è un bar, ma la caffetteria di un luogo di lavoro, più precisamente della Confederació General del Treball (CGT). Dietro il bancone una signora enorme e un tipo molto simpatico con un parrucchino surreale servono cañas, vinos e piatti a prezzi POPOLARI veramente, a cui puoi aggiungere l'immenso e gratuito privilegio di andare a degustare e sfumellare sulla terrazza affianco, un gran balcone che si affaccia sulla Layetana e da cui puoi ammirare Barcellona dal porto al Tibidabo, in tutto il suo africano splendore.




I turisti sul tetto della Cattedrale di sicuro non stanno provando le stesse emozioni. E a proposito di emozioni, per domani è convocato lo sciopero generale. Participate, stateve accuorti e speriamo che non succedano scene come l'altra volta.

Caffetteria della CGT, via Layetana, 9º piano con ascensore.


I pesci non chiudono gli occhi.

giovedì 15 marzo 2012

Erri/De/Luca. Queste tre bellissime parole sono apparse un giorno di tanti anni fa nella mia vita, grazie al consiglio di François e Chiara, altri due giganti che all'epoca vivevano riparati nelle colline umbre.
Erri De Luca. Prima Non Ora, non qui, poi Tu, mio, poi Aceto, Arcobaleno, e così via. Cento pagine, caratteri corpo grosso, parole. Lunghe, affilate, leggere, corte, pesanti, scelte, buttate, cesellate, limate, tagliate, intagliate, incise, prese a colpi, lucidate, smerigliate, tese, cotte al sole, fatte saltare sul mare, appese ad asciugare, salate, inchiodate, accarezzate, piantate, invasate, seminate eccetera eccetera eccetera.
Erri De Luca ha il dono della bellezza nella lingua. Nessuno in Italia la sa usare come lui, nessuno. Se tutti, o molti, o di più potessimo pensare, parlare e scrivere come Erri, la terra che camminiamo sarebbe un posto molto più calmo e felice. Napoli sarebbe un fiore anziché essere un fiore e una croce e l'Italia sarebbe un posto dove sognare di andare, non sognare di abbandonare. E poi l'uomo. Scalatore, carpentiere, giardiniere, avventuriero, solitario, rivoluzionario, vecchio e marino, col suo sguardo acuto e franco. Bello sarebbe averlo amico, da tavola, da vino e da chilometri. Ma non siamo su una terra promessa, come dice Erri, ma su una terra permessa. E io spero che ognuno di voi che state leggendo queste righe possiate tenere un pezzo della poesia di Erri De Luca nella vostra vita, al fondo della tasca, pronta ad accarezzarvi le dita nei momenti migliori e anche in quelli peggiori.
E adesso veniamo agli eventi mondani: lo scrittore sarà in visita a Barcellona questa sera per presentare il suo ultimo libro I pesci non chiudono gli occhi, ospite della Biblioteca Esquerra de l’Eixample, Agustí Centelles – C. Comte d’Urgell, 145-147, alle ore 19.

La rivoluzione è un quadro di Ingres.

giovedì 1 marzo 2012


Mentre ero seduto sulla mia comoda poltrona, ieri pomeriggio gli studenti catalani erano in Gran Via a farsi caricare da quegli abbruttiti dei Mossos d'Esquadra. Bla bla bla...è giusto,  è sbagliato...bla bla bla. Seguendo la rivoluzione via Twitter ho trovato questa foto di un blogger di cui purtroppo ho perso le tracce e quindi non posso citare. Guardatela. E' uno scatto perfetto della lotta. Ferma come un pezzo di ghiaccio,  calda e vibrante come un ferro arroventato. Mi atterra l'irruzione del Nemico, la maniera in cui calpesta la muraglia di vetro distrutta dalle bombe, le mani che enunciano come sia al tempo stesso signore e schiavo del suo gesto, la sua corsa. Poi la forza dell'arma in volo, la sua energia cinetica trattenuta con potenza dallo scudo del Difensore. Quest'ultimo difende la ragione (rossa) contro il caos (grigio). Si erge, stabile e valente, nonostante la sua canuzie. Porta tre armi: lo scudo, la lancia e lo sguardo. Con lo scudo difende le sue gambe ancora forti, con lo sguardo annulla la potenza della sedia in volo. Tracciate una linea che va dalle stanghette degli occhiali e coincide con un'altra linea della porta sullo sfondo. Perfettamente parallela alla base, visualmente fa "cadere" la sedia rendendola inoffensiva. E il terzo elemento di difesa è la lancia. Il braccio destro con il gomito piegato enuncia che Difensore è pronto a usarla come arma di contrattacco contro il Nemico, non appena sfumata la minaccia della sedia. Ma nel frattempo, nel nostro quadro, la lancia, ha una funzione molto importante. Serve a tenere a distanza l'inevitabilità, il mistero, la Morte. Rappresentata dal terzo uomo, la Morte avanza senza figura, con il suo passo da morto vivente, per appropriarsi della vita del Difensore. La Morte accompagna il Nemico e il Chaos, non ha bisogno di armi e non le teme. Ma qualcosa non funziona. Lo sguardo la sorveglia e la lancia la detiene fermandone il passo, il Difensore ha il coraggio di guardarla in faccia e di sorprenderla fermandone l'avanzata. Se mi sono dilungato in questa analisi approssimativa è semplicemente perché, a mio avviso,  questa foto ha tutta la potenza di un quadro classico. Prendete per esempio la "Rivolta al Cairo" di Ingres (1798) e potrete osservare una carica e una tensione simile nei personaggi, l'invasore e il difensore. Ma mentre in Ingres il difensore è l'eroe della sua gente e della sua bellissima donna, nella nostra situazione egli è lì per difendere la cassaforte di un banchiere e la sua dignità.
E sullo sfondo del quadro, riflesso nel vetro, proprio accanto al quel tipo che sembra stia per dire "ehi, io ho finito il turno e me ne vado, le luci le spegnete voi, sentito?" e che ricorda il ciambellano ne "Las Meninas" di Velazquez, ci sei tu che guardi.










Guarda il video dell'azione, parte dal minuto 0,33: