Stasera si smaneggia. Lorenzo Senni all'Espai Caja Madrid.

giovedì 26 gennaio 2012

In pochi conosciamo l'Espai Caja Madrid. Forse perché siamo sempre bombardati e assorbiti da "barcellonismo" che a volte ci dimentichiamo che esiste un mondo fuori da Barcellona. Nomenclatura a parte, il posto in questione è ospitato nella sede della omonima banca, in plaça Catalunya, e possiede un auditorio molto bello (anche se un po' strano, è disegnato a V) dove si possono ascoltare concerti di musica contemporanea di punta per soli 3 euretti. In questi giorni è di scena il ciclo Supersimetría - Entorno al extremo y la percepción, una serie di concerti di artisti dell'avanguardia che esplorano estremi musicali basati non solo sulla composizione ma anche sull'immersione totale dello spettatore.
Apre il ciclo l'italiano Lorenzo Senni, artista multidisciplinario, compositore ed esperto di laser. Per questo festival ha preparato un set speciale in cui esplora le possibilità drammatiche della musica trance per costruire un discorso astratto pieno di tensione. Fondatore dell'etichetta Presto!? interamente dedicata all'esplorazione di nuovi suoni, Senni è tornato da poco da un bel tour in Giappone, cosa che conferma che secondo me dobbiamo andare a vedere il suo concerto.
Link: prestorecords
Espai Caja Madrid, 20:30h

Foto: Dudemag.it

A seguire nella stessa serata c'è Cut Hands, il nuovo progetto del compositore William Bennett (Whitehouse) centrato sulla percussione africana e haitiana, in cui cercherà di sfondare le porte della percerzione dietro la musica rituale. Ascoltatevi il suo podcast realizzato per Radio Web Macba (la web radio del Museo di Arte Contemporanea di Barcellona), assolutamente allucinante. 
Potete consultare qui il resto del programma di Supersimetría.
Se avete avuto una giornata pesante, questa è l'occasione ideale per un po' di sano mindblowing. Portatevi dell'acqua di fuoco da sputare in faccia a William Bennett nel caso vi sentiate anche esorcizzati.
Link: William Bennet.



Tra viaggiatori ci si aiuta.

mercoledì 25 gennaio 2012

All'inizio di quest'anno la T-10, il titolo di trasporto pubblico più usato dai barcellonesi, è stato aumentato a ben 9,25€. Una botta. Non tanto per me che ho l'abitudine di muovermi in bicicletta, anche se ovviamente una T-10 ogni tanto la devo comprare. Però per chi ogni settimana deve sorbirsi la canzoncina del metro, questo 12% di aumento è un severo calcio nel culo, lato portafogli. Per fortuna, oltre alle lamentele, sono arrivate anche delle soluzioni interessanti, nonché virali. La prima è stata Promobilletes.com, un sito creato da due ingegneri del Politecnico di Catalunya, che vende biglietti T-10 con sconti dal 10 al 50%. L'avanzo del costo del titolo è suffragato dalla pubblicità. E a buon rendere, direi, visto che hanno raggiunto in poco tempo 10.000 visite al giorno e una pagina in Facebook con più di 8.700 fans, il sogno bagnato di ogni community manager. Attualmente Promobilletes è stata sospesa per iniziate trattative con i dirigenti dell'Azienda dei Trasporti Metropolitani di Barcellona (TMB). L'altra invenzione ha un sapore diverso, molto più genuino e "rivoluzionario". Dato che la durata del viaggio singolo è di 1 ora e un quarto, e preso in considerazione che la maggior parte dei viaggiatori utilizza il titolo per un tempo inferiore, la FAVB (federazione dei comitati di quartiere di Barcellona) ha deciso di promuovere l'uso della T-11. Questo biglietto "fantasma" non è nient'altro che il tuo decimo e ultimo viaggio della T-10 messo a disposizione di qualcun altro, offerto all'uscita dal metro o del bus oppure incastrato nelle pensiline. E' importante, perché funzioni, che venga cambiata la linea di trasporto. Se si esce dal metro, per esempio, la si ficcherà nella pensilina della fermata di autobus più vicina, altrimenti per il metro non sarà valida. Tutto qui. Quindi la prossima volta che vedrai un biglietto infilato da qualche parte alla fermata, sappi che non è il gesto di un ragazzino immaturo, ma un piccolo, anonimo regalo per te.

Guano Ape, Falso Kapok e Snorkel Quintet.

lunedì 23 gennaio 2012

Svelato il mistero dell'albero del punk. Abbiamo scoperto chi è, cosa fa e da dove viene. E' una Ceiba speciosa, altrimenti conosciuta come falso kapok o palo borracho (legno ubriaco). Cresce in Argentina, Paraguay e Brasile, dove prospera alla grande con le sue spinette e i suoi frutti lanosi e viene anche chiamato samohú, samuhú, copadalick, mandiyú-rá, mandiyú, palo borracho rosado,  palo rosado, palo borracho de flor rosada, algodón, algodonero, palo botella,  palo barrigudo, árbol de la painera, painera de Corrientes, painero, peinera,  árbol botella, árbol de lana, toborochi, toborochi rosado, paina de seda, árvore de la, paineria  fêmea, lupuna, ávore de paina, barriga dágua, bomba dágua, paineria branca,  paineira de espinho, árbol de la seda, ceiba de Brasil, yucan, samohú, samuhú, copadalick, mandiyú-rá, mandiyú, palo borracho rosado,  palo rosado, palo borracho de flor rosada, algodón, algodonero, palo botella,  palo barrigudo, árbol de la painera, painera de Corrientes, painero, peinera,  árbol botella, árbol de lana, toborochi, toborochi rosado, paina de seda, árvore de la, paineria  fêmea, lupuna, ávore de paina, barriga dágua, bomba dágua, paineria branca,  paineira de espinho, árbol de la seda, ceiba de Brasil, kapoc. (Fonte: Bonsaimania.com). Non siete felici per noi?

Stasera suonano i Guano Apes, un gruppo che piace ai giovani, in un club di Barcellona a cui su Barna Fridge abbiamo recentemente lanciato la nostra dichiarazione d'amore.

Fossi in voi mi lascerei tentare invece da un gruppo sconosciuto di improvvisatori che suona al 23 Robadors. Sono gli Snorkel Quintet e propongono un'interessante barriera corallina di suoni elettronici ed elettroacustici, bevendo acqua salata da ritmiche latine e sputacchiandola sulla musica contemporanea, jazz e funk e kraut rock. Il risultato è cocktail che, nelle giuste condizioni, può essere assaporabile per svariate ore. Sono fuori programma quindi il concerto non è segnalato nelle agende culturali, lo so solo io :-).

http://lajustaentropia.com/snorkelquintet

23 Robadors, c/Robadors, 23 21.30h, ingresso 3 euro.



Per questo mi chiamo Giovanni.

lunedì 16 gennaio 2012

Domani si presenta alla Casa degli Italiani il libro "Navigation for dummies - Come pilotare una nave da crociera in 24 ore". Scherzo. Domani si presenta il romanzo a fumetti "Per questo mi chiamo Giovanni", libro a fumetti dell'autore palermitano, Claudio Stassi sulla vita di Giovanni Falcone. Le sue tavole portano alla luce la lotta del magistrato scomparso, iniziata non da adulto, bensì già dai banchi di scuola. Si esporrano lavori originali di Stassi che si potranno vedere gratuitamente fino al 20 gennaio. Seguirà cocktail e uno spaghetto allo scoglio.

Casa degli Italiani - Pasaje Méndez Vigo, 8 ore 19 - Ingresso libero.



Sei una statua? Ti tasso.

venerdì 13 gennaio 2012

Il Comune di Barcellona ha contato le monete da un euro nei cestelli delle statue umane sulla Rambla e ha deciso che valgon bene una tassa. Ha inoltre deciso di spostarle nella parte bassa (la Rambla di Santa Monica) perché più larga e favorevole alle agglomerazioni. Quest'ultima mi sembra una decisione saggia che accolgo con favore. Finalmente potrò attraversare la Rambla in linea retta. Si è inoltre deciso di restringere l'uso pubblico ad artisti che superino un'audizione di controllo qualità. I tempi in cui ti potevi mettere in testa una maschera di Homer Simpson ed eri a posto sono finiti da un pezzo, ma tant'è.  Ti piacciono le statue umane? Qui una bella collezione.




Vanapedal, la prima impresa eco-logistica di Catalunya.

mercoledì 11 gennaio 2012

Un nuovo veicolo si aggira per le strade di Barcellona. E' una bicicletta. Una bicicletta con un van attaccato che può caricare e trasportare fino a 180 kg. Intervistiamo oggi Jordi Manuel Galì, fondatore di Vanapedal, il primo courier ecologico in Catalunya. (Il gioco di parole van, furgone, e vanno a pedale lo pigliate, no?)


Jordi, l'idea è fantastica. Com'è nata?

E' nata all'Università. Io sono laureato in architettura. La gente mi dice: chiaro, non trovi lavoro come architetto e hai cominciato con questo. (Trovare lavoro da architetto in Spagna oggi è più difficile che vendere ghiaccio ai Lapponi, NdB). No, non è andata così. Per la tesi preparai un progetto di mobilità sostenibile, incentrato sulla bicicletta. Concepii un edificio interamente pensato per la bici, sia interiormente che esteriormente. Cominciai a interessarmi più per la mobilità che per l'edificazione. Poi feci un master e anche lì mi concentrai sul trasporto urbano via bici, quello che si definisce "ultimo miglio". Conobbi Ronald, Enric e Carles, i miei futuri soci, e cominciai a gettare le fondamenta dell'impresa.

E come va adesso?

Stiamo ancora rodando, siamo in giro solo da luglio, però va bene!

Come funziona?

Principalmente consegnamo per TNT, l'impresa che ha fermamente deciso di appoggiarci e scommettere per questo modello di trasporto. Grazie a noi ha ristrutturato il modello di consegna nel centro di Barcellona, riducendo le consegne a due camion e due biciclette. Carichiamo la mattina colli fino a 20kg e consegnamo.


Avete trovato sponsors/impulsori nella fase di creazione dell'impresa?

Abbiamo creato Vanapedal con l'aiuto di Barcelona Activa, (agenzia di sviluppo di Barcellona, NdB) che ci ha aiutato a tracciare il businness plan. In quel periodo uscì anche un concorso per eco-imprenditori. Arrivammo in finale guadagnando qualche soldino, ma soprattutto guadagnammo in riconoscimento e formazione.

Da dove vengono le bici?

Il fabbricante è francese. Hanno cominciato a usarle a Parigi circa 10 anni fa. In Spagna la prima a utilizzarle è stata un'impresa di San Sebastian chiamata Txita, che è diventata distributrice. Grazie a loro siamo distributori in Catalunya.

Com'è stata la reazione della gente?

L'accoglienza è stata molto positiva. 5 o 10 anni fa sarebbe stato diverso, ma oggi no, la maggior parte delle persone è contenta di questa iniziativa. Anche se a volte c'è chi dice cose tipo: "ma guarda che roba, li fanno andare in bicicletta!" C'è gente che ci vede come una cosa del Terzo Mondo! Ma la maggior parte capisce immediatamente che si tratta di trasporto ecologico e gli piace il veicolo esteticamente. Le reazioni favorevoli sono la maggioranza.

Avete ricevuto l'appoggio del Ayutamiento (il Comune, NdB)?

L'Ayutamiento e l'assessorato al traffico di Barcellona ci hanno appoggiato subito, avendo compreso immediatamente l'importanza di questa iniziativa. Si sono accorti che è un beneficio per l'amministrazione e per la comunità e ci hanno fatto un'autorizzazione speciale che ci permette di circolare e caricare/scaricare ovunque, senza nessun tipo di restrizione.

Quindi BCN è pronta per fare un passo in avanti?

Barcellona è pronta per questo tipo di soluzioni però deve fare di più per chiudere il centro al traffico motorizzato preparando soluzioni alternative. I trasportatori hanno molti problemi di traffico, di spazio, di accesso, senza contare le multe. L'alternativa, il passo che bisogna dare - e quelli dell'Ayutamiento ne sono consapevoli - è la creazione di una piattaforma logistica. Deve esserci una zona vicina al centro, accessibile ai veicoli a motore per poter scaricare e da lì caricare sulle biciclette e ridistribuire. E' un progetto a grande scala su cui stanno già lavorando, ed è la chiave della soluzione.


I veicoli elettrici sono il futuro, no?

Le bici sí, auto e moto un po' meno. Sono cose buone, certo, perché non contaminano e non fanno rumore, però immagina se potessimo sostituire domani stesso tutti i veicoli a motore circolanti per veicoli elettrici. Avremmo gli stessi problemi di spazio, traffico e pericolosità. Più biciclette e trasporti pubblici meglio è. Inoltre servono più spazi di parcheggio per le bici, dentro e fuori gli edifici pubblici e privati affinché la gente non si debba preoccupare dei ladri. E soluzioni come il BiciBox.


Come vi vedono i trasportatori convenzionali?

Sono quelli che in assoluto apprezzano di più il nostro veicolo perché sono quelli che soffrono di più sul lavoro. Si rendono conto immediatamente dei vantaggi che offre. Nonostante la velocità lenta, può essere perfino più veloce di un furgone, perché può passare ovunque e parcheggiare sul marciapiedi, proprio di fronte al destinatario, mentre un furgone deve seguire orari, cercare un parcheggio, magari provvisorio e rischiare una multa, portare i colli a piedi e magari con la fretta sul collo...
Il nostro veicolo è pensato apposta per il centro storico delle città. La pedalata assistita fa sì che sia facile da portare anche se carico e non è necessario essere atleti per guidarlo. E senza dubbio il beneficio per la salute è molto alto. Velocità lenta, efficienza massima, zero impatto ambientale.

E come gestite il tempo-tiranno?

Quando abbiamo creato questa impresa abbiamo definito la nostra filosofia "slow-transport". Non tutto deve essere urgente! Ci sono colli che non lo sono, è il mercato che li rende urgenti per difetto, però se il destinatario non ha fretta non c'è nessuna ragione perché paghi un sovrapprezzo di urgenza. Il tempo si relativizza e si approfitta in un altro modo no?

Molta gente dice ancora che l'ecologico è una moda...

Per il momento è considerato una moda, ma non sarà passeggera. L'ideale è che continui e cresca, così come l'ideale è che sempre più gente usi la bici, mangi organico, locale, di stagione e usufruendo di cooperative come Hortganic, una cooperativa per cui facciamo le consegne. Sono le soluzioni migliori e molto spesso, fatti i conti, le più ragionevoli e intelligenti. Sempre ci sarà un settore della popolazione che non si interessa e non vuole essere coinvolto nel processo di miglioramento, ma il fatto che oggi l'ecologico sia visto come una moda è favorevole perché può attrarre più persone. E lo stesso vale per le bici. La maggior parte dei motociclisti a Barcellona potrebbe tranquillamente andare in bicicletta, eliminando inquinamento, rumore e pericoli, guadagnando in salute e risparmiando.
Ci sono studi in Inghilterra che dimostrano che la gente che va in bici è più felice. Ci sono imprese del Regno Unito che hanno preso nota del risparmio che possono ottenere finanziandoti o regalandoti una bicicletta. Hanno verificato miglioramenti produttivi e un calo di assenteismo notevole. E' tutta questione di cambiare un po' la maniera di pensare e di riflettere sulle spese.

A pedali, dunque, e non soltanto il primo venerdì del mese!




Massa critica a Barcellona.

lunedì 9 gennaio 2012

Venerdì sera ho partecipato per la prima volta a una critical mass a Barcellona. Avvertito da un post su Facebook, ho finito la mia birretta, inforcato la bici e pedalato verso l'Arc de Triomf, punto d'incontro. Premessa per chi non lo sapesse: la massa critica è un incontro ciclistico ludico/rivendicativo inventato a San Francisco nel 1992 e diffusosi rapidamente in centinaia di città del mondo. Consiste in riunirsi e pedalare per la città. Quanto più alto è il numero di partecipanti meglio è, visto che l'obbiettivo è sì pedalare in compagnia, ma soprattutto è quello di bloccare il traffico per invogliare la gente a scegliere la bici come mezzo di trasporto e per fare pressione sulle autorità affinché si sforzino di più per la mobilità ciclistica a sfavore di quella auto/motociclistica. Funziona? Sembra di sì. Una delle città campione in Europa è Budapest. Nel 2004 il sindaco di Budapest ha avuto la brillante idea di spostare il Car-Free Day a domenica "per non molestare il traffico delle automobili". La reazione dei ciclisti è stata immediata e contundente. La prima massa critica in Ungheria ha riunito più di 4000 persone (e organizzata anno dopo anno per l'Earth Day e il Car-Free Day, nel 2011 è arrivata a riunire 80.000 persone). Grazie all'attenzione mediatica ottenuta, si sono creati gruppi di rappresentazione ciclistici in parlamento appartenenti a tutti i partiti politici. Il budget dell'assessorato al traffico per le bici, prima inesistente, è stato portato al 3%, ed è stato creato un programma statale apposito per estendere i progetti di costruzione di piste ciclabili in tutta la nazione. Il numero di ciclisti, inoltre, si è duplicato per ben tre anni consecutivi, toccando il tasso di crescita più alto del mondo. (Fonte: Eltis - Portal on Urban Mobility). Se Budapest è un caso interessante, la punta la detiene ovviamente Copenhagen. La capitale danese conta infatti oltre 1000 km di piste ciclabili (contro i 180 Barcellona) e il 55% dei suoi abitanti si muove ogni giorno in bicicletta.
Ma veniamo alla nostra massa critica di ieri sera. Le biciclette si radunano all'Arco, arrivano a gruppetti, a coppie, soli. Si parlotta nell'attesa, nel moderato freddo invernale, le fixie la fanno da padrona, ma per fortuna tutti i tipi di biciclette sono benvenute. Arrivano anche tre o quattro fricchettoni con spettacolari low-rides fatte a colpi di martello e saldatrici, ingombranti fat-tyres e anche una da circo, alta due metri. Uno dei ragazzi ha avuto la brillante idea di caricare un ampli collegato a un mp3, avremo musica per tutto il tragitto! Si cominciano a suonare i campanelli e la comitiva parte verso il parco della Ciutadella. Pieghiamo a sinistra e siamo nel traffico. Saremo circa 300. Una piccola marea di fanalini rossi, un' allegria che si contagia subito, ma che quasi immediatamente viene spezzata. In Roger de Flor due pattuglie della Guardia Urbana rombano sul marciapiedi e un furgone mette le sirene da dietro. Cosa succederà? Niente, per fortuna, solo un po' di  "qui-comando-io" style. Proseguiamo e prendiamo verso Est, scavalchiamo, incrocio dopo incrocio, rossi, gialli, verdi non importa. Membri del gruppo rimangono in mezzo alla strada a vigilare che il gruppo passi sicuro e compatto. E continuiamo a suonare i campanelli. Arriviamo a un punto dove gli organizzatori hanno preparato un omaggio a un grave incidente accaduto il due gennaio scorso, in cui una signora che viaggiava sulla pista ciclabile ha perso la vita investita da un camion. Proseguiamo e attraversiamo vie sempre più trafficate, molta gente saluta, fa le foto, è contenta di vedere tanta gente in bici, altri sono indifferenti, altri depressi da dietro i vetri...un altro venerdì sera di merda...Lo spettacolo arriva in plaça Espanya. Lì ci accorgiamo di non essere tantissimi, ma riusciamo ugualmente a fermare il traffico e a dare ben tre giri di giostra intorno alla rotonda mentre le macchine e le moto aspettano. Da lì in avanti tutto fila liscio, si continua a pedalare e anche la polizia sembra non avere intenzione di intervenire. Sulla Gran Via, per esempio, si mette davanti agli automobilisti fermi per bloccarli. Non ci sono tensioni anche se volano i fischi ai motorizzati che saltano sul marciapiedi per saltare il gruppo. Io non mi unisco perché sono i consegna pizze, e so, avendo fatto quel lavoro, che corrono per guadagnarsi la pagnotta. Arriviamo alla Rambla, a Colón e ancora girotondo intorno a Colombo e poi ritorno al parco. Avremmo fatto almeno una decina di chilometri, ridendo e scherzando (fuor di metafora). Tirate le somme, mi sembra una stupenda iniziativa, nonché necessaria. Sono convinto che è possibile ottenere pressioni significative sui gestori delle città con questo sistema, ed evitando i conflitti nella misura possibile. Penso che sia importante che un numero crescente di persone si unisca, e soprattutto gente normale, con bici normali e con i bambini dietro. La pedalata è sicura perché il gruppo fa forza e i più assidui si curano sempre di fare attenzione agli attraversamenti. E' importante che sia ugualmente visibile da più persone possibili, perché scatti il fattore "moda", che nella cultura spagnola è fondamentale: se gli altri lo fanno allora va bene, lo faccio anch'io.  Risultato: più ciclisti, meno incidenti, più infrastrutture. Speriamo di essere di più la prossima volta. A proposito, qui a Barcellona si organizza il primo venerdì di ogni mese. Se leggete da altre parti di Spagna, qui puoi trovare il calendario delle critical mass in tutto il Paese. Vi segnalo il blog di Masa Critica Barcelona e un profilo su Facebook: http://www.facebook.com/massacriticabcn, ma soprattutto Copenhagenize, un raccomandatissimo blog interamente dedicato al mondo della bici e del ciclismo urbano, con la missione di esportare il modello Copenhagen alle altre città d'Europa. E per gli amanti della moda e dello stile vi segnalo infine Cycle Chic.



Leslie Helpert canta Billie Holiday.

venerdì 6 gennaio 2012

Stasera al Jamboree suona una delle migliori artiste espatriate a Barcellona, l'americana Leslie Helpert. Non suonerà pezzi della sua (estesa) discografia perché i posti come il Jamboree non rischierebbero nemmeno un centesimo sulle nuove proposte (altrimenti non avrebbero scuse per farti pagare una birra 5), ma un ugualmente ottimo e intelligente tributo a Billie Holiday. La accompagnano due altri grandi della scena jazz locale, la contrabbassista italo-argentina Giulia Valle e Oriol Roca, che abbiamo intervistato il mese scorso. Un concerto più che raccomandabile in un ex-antro della Barcellona canaglia.

Jamboree -Plaça Reial, 17 20h e 22h - Ingresso 12




Reyes Madness.

I catalani non credono alla Befana, a Gesù Bambino e a Babbo Natale. In compenso il 5 gennaio si ammassano in via Layetana per assistere al loro San Gennaro: l'apparizione a cavallo dei Re Magi.



Per fortuna è passata un'ambulanza, così sono riuscito ad attraversare la strada.



Pancia, musica, tasca.

lunedì 2 gennaio 2012

Abbiamo già avuto occasione di tessere le lodi di uno de nostri bar preferiti, il 23 Robadors. Ebbene, apprendiamo via Facebook che Albert e compagnia ci vogliono regalare un motivo in più per dinoccolare ancora più spesso in quei paraggi. Cene tematiche + concerto al prezzo di un menu del día,  10 euretti. Eccovi la carta. Prenotazione obbligatoria.





Calçots, rosamarina e l'albero del punk.

Iniziamo bene l'anno parlando di tre piccole scoperte in grado di meravigliare. Due delle quali una sorpresa per chi scrive. La prima, per gli amici italiani in visita, e per me un piacere da ritrovare ogni inverno.

1. I calçots.

I calçots sono, fondamentalmente, delle cipolle allungate (Allium cepa), tipiche della Catalunya. Si chiamano così perché per ottenere il gambo lungo si "calza" la terra in cima alla pianta. Sono un piatto tradizionale che di solito viene consumato in gruppo e in campagna, ma niente impedisce di cucinarseli in casa. I calçots si abbrustoliscono alla fiamma viva (o ai ferri) e vengono lasciati riposare per qualche minuto avvolti in carta di giornale. Dopodiché si pelano con le mani, con un unico gesto, come un mago che toglie il fazzoletto dalla bacchetta magica - ma al rallentatore -  e si intingono in un'apposita salsa di pomodoro, mandorle, aglio, peperoni. Si sollevano in alto e si fanno calare all'interno della bocca, non senza essersi premuniti di un bavagliuolo. Un delizia. La cipolla è dolce e succosa, e si sposa perfettamente con la salsa, facendo immediatamente scattare una pulsione che spinge i commensali a mangiarsene dozzine, innaffiandoli con robusto vino rosso o cava (lo champagne in Spagna). Ricchi di vitamine e minerali, i calçots posseggono inoltre proprietà diuretiche, digestive e afrodisiache.



2. La rosamarina.

Amici calabresi hanno sfoderato dal frigo questa delizia di antipasto per la cena di Capodanno. Una crema di peperoncini e avannotti di acciughe, che si elabora solo per un periodo brevissimo tra marzo e aprile, principalmente sulla costa jonica. La rosamarina è anche chiamata "caviale dei poveri". Allora voglio essere povero tutta la vita. Il piccante è perfetto per uccidere il senso di colpa per questo micro genocidio.



3. L'albero del punk.

Questo non si mangia, e non si dovrebbe nemmeno toccare. A volte serve l'occhio di un amico trasferitosi da poco a Barcellona per rivelarti quello che hai avuto sotto gli occhi per molto tempo e non hai mai visto. Tra il Passeig de Colom e l'entrata alla Barceloneta c'è uno slargo dove è frequente passare, sia a piedi che in bicicletta. Aiuole costeggiano la pista ciclabile e vari tipi di alberi adornano il percorso. Quest'albero, ribattezzato provvisoriamente albero del punk, lo avrò visto mille volte ma non l'ho guardato mai. A prima vista è un innocuo arbustello dal tronco cicciotto e la coppa rada. Se ti avvicini però, potrai osservare la sua vera natura di difensore. E' come se una strega avesse trasformato in albero un guerriero medievale. O un metallaro. Il tronco è costellato di spine bitorzolute della grandezza che varia da quella di un'unghia di pollice a quella di un pugno. I rami alti, protetti da questo sbarramento tipo pitbull, sembrano mazze ferrate senza manico, e si punteggiano di fiori gialli molto simili alle orchidee. Grossi frutti che ricordano la papaya pendono dalle estremità come lampadine. Se conoscete il nome di quest'albero fatemelo sapere!