I Miei.

mercoledì 5 settembre 2012

No. La muchacha qui a sinistra non è, ahimè, mia mamma, bensì la colossale Elena Maureen Bertolini, a.k.a Marina Berti (Cleopatra, Quo Vadis, Ben Hur, per intenderci). Cosa ci fa a Barcellona? Niente, ovviamente, ma sua figlia, (e di un altro pezzo grosso, Claudio Gora), Cristina Giordana, ci sarà per presentare I Miei (Edizioni Associazione Claudio Gora 2007). Un'emozione avere sotto casa mia, nella maleodorante, pittoresca, bohemia e bianconereggiante (NON in senso juventino) calle Monec, tal progenie. Non le parlerò. Starò in un angolo a succhiare champagne e a guardare gli altri italiani italianeggiarsi fra di loro e poi mi siederò al buio a godermi Un maledetto Imbroglio, il primo poliziesco alla carbonara, sognando di essere Pietro Germi.
Venerdì 7 inaugura anche una mostra fotografica che esibirà materiali dell'archivio del Laboratorium Teatro, a cui fa capo l'Associazione Claudio Gora fondata appunto dalla figlia Cristina). E sabato 22 settembre, sempre nell'accogliente sala Anaglifos, si proietterà Febbre di Vivere. Insomma, un bel tuffo negli anni '50, senza rock'n'roll né cupcakes, per entrare piano piano nell'autunno barcellonese.

Programma:

Venerdì 7 settembre ore 20:15 
Inaugurazione della mostra fotografica (visibile fino al 27 settembre).
Sabato 15 settembre ore 20:00
Proiezione di Un maledetto imbroglio (Italia, 1959)
Sabato 22 settembre ore 20:00
Proiezione di Febbre di Vivere (Italia, 1953)

Anaglifos Art Factory, C/Monec 17
Entrata gratuita, posti limitati, info e prenotazioni via email a info@anaglifos.es    


 







Come nasce una piazza.

venerdì 27 luglio 2012


Questa sera ancora cinema al freschetto, ché la caldazza non molla e la sera in giro si sta in gloria. Oggi alle 21:30 si proietta El Forat, di Falconetti Peña, al Forat de la Vergonya. Il "buco della vergogna" è una piazza del quartiere della Ribera, nata dallo sventramento di edifici decaduti, che i pianificatori, gli speculatori e i pistoleri dell'epoca avevano deciso di trasformare in parcheggio. Ma i vicini si sono stretti a maglia, hanno piantato un albero (anni dopo un bellissimo orto comunitario) e hanno combattuto contro l'Ayuntamiento fino ad ottenere che il buco venisse invece trasformato in una piazza per sedersi, organizzare cose e far giocare i bambini, rivendicando lo spazio ad uso e consumo del quartiere e dei suoi abitanti. Recentemente l'Ayutamiento, zitto zitto, ha concesso a un bar l'uso di suolo pubblico per la sua terrazza, scatenando la gelosia di quell'altro bar più in basso che anche lui vuole i suoi tavolini etc. e si stanno quindi rimettendo in moto le rotelle dello scontro sociale. Intanto le cose scorrono tranquille. La piazza è sempre piena di ragazzini, bimbi e anziani che pacificamente si ritrovano a giocare e cazzeggiare al fresco, i vecchi immigrati andalusi portano fuori le gabbiette con i canarini, i maghrebini improvvisano i loro cinema all'aperto e i domenicani per fortuna non reggaetoneggiano ma giocano a calcio. Una buona occasione per farsi raccontare la storia di questa piazza e conoscere i volti di chi dobbiamo ringraziare se adesso possiamo andare a fare due tiri al ping pong o leggere su una panchina da tranquilli. Del sangue è stato anche versato, quindi, da vicini del quartiere, li dobbiamo ringraziare davvero.
Per chi questa sera avesse invece cose più sexy da fare, il documentario in questione è comunque disponibile su YouTube.



E ci arrivava l'eco di un cinema all'aperto.

giovedì 26 luglio 2012

C'è la sala Montjuic, che è la più bella di tutte. Un fossato gigantesco e pieno d'erba, uno schermo davvero gigante, un cielo stellato, te, i tuoi amici e una birretta. E due patatine, due salatini, due olive, un'insalata di mare, una di riso, una di pasta, una lasagna, melanzane alla parmigiana, vitello tonnato, avocado, gamberetti, pollo freddo, pizza e focaccia, mozzarelline e cherries, una cassa di rioja e 3 metri quadrati di plaid. Poi, tornare a piedi dal castello fino a plaza Espanya e poi a casa. Insomma, troppa decadenza per una semplice serata d'estate infrasettimanale. Per fortuna quindi, da oggi c'è anche il cinema all'aperto sulla spiaggia a Barceloneta. Gratis e alle 21:30 e il programma sembra interessante. (a proposito di interessante, il muratore nel patio ha appena detto al suo collega: el hombre es el único animal que tropieza con la misma piedra). Funziona così: alle 21:30 un corto e alle 22 un film, ecco qui tutte le date. Stasera il corto Birdboy e poi il documentario Venid a las cloacas - La historia de la Banda Trapera del Rio, sullo storico gruppo punk di Cornellá. Visto che Barcelona non è Ibiza e la spiaggia è sempre piena di stronzi che ci lasciano lattine e cicche di sigarette, il film ci sta dentro. Trailer:





Di giochi e di musica.

La vita è un gioco o i giochi aiutano a vivere meglio? Non lo so. Per questo sono andato a chiederlo alla mia amica Tiziana che lavora da Jocs Mallart, uno dei negozi di giochi d'ingegno, scacchi, rompicapo, tarocchi & friends più antichi di Barcellona.
Barcellonando: Tiziana, ci racconti qualcosa della bottega dove lavori?
Jocs Mallart è l'unico a Barcellona specializzato in scacchi, con più di 500 pezzi diversi, da quello da viaggio a quello da 1.700€.
Vendiamo dame, gli scacchi, back gammon e i vari giochi di società, ma la sezione a mio avviso più interessante di è quella dei tarocchi. I personaggi che li comprano sono veramente dei fuori dei testa. Una volta è venuto un americano, tutto vestito di nero, con gli occhiali da sole, la sera. Cercava un mazzo di tarocchi particolari perché lui di lavoro faceva l'acchiappafantasmi, liberava le case disabitate rimaste sfitte per via dei fantasmi. Ancora adesso ci penso e non so se mi ha preso per il culo o diceva sul serio...

E cosa ha comprato?

Diversi mazzi di tarot, tutti in stile gotico.
Altri che ci dicono che abbiamo un'aura particolare, un alone lucente, che lo vedono, altri ancora che improvvisano letture estemporanee.


Cosa cerca la gente che entra nel negozio?

In questo periodo (febbraio, data dell'intervista, NdB) giochi da tavola. La gente preferisce stare in casa con amici e parenti e giocare.
Risk, i conquistatori di Catan, il Carcassone, il Dixit, il Bang sono i giochi più richiesti in questo momento, mentre tutto ciò che riguarda il poker ultimamente è in calo, anche se poi puoi incontrare qualcuno disposto a pagare un mazzo di carte da poker anche una settantina di euro...

Riesci a portare i clienti ordinari e profani dal Monopoly a qualcosa di più originale?

Alcuni sí. Io odio il Monopoly, preferisco il Bancarotta, che è tutto l'opposto, vinci se riesci a spendere tutti i soldi che hai…molto piu divertente!!! Nonostante tutto il Monopoly, il Parchis e il gioco dell’oca rimangono tra i giochi tradizionali piu richiesti.

Hai mai avuto paura? E' pur sempre un negozio con un'aura tutta sua...

Paura del negozio no, ma piuttosto è l'effetto che mi fanno i cartomanti, che di certi mazzi non ne vogliono neanche sentir parlare. Come quello di Aleister Crowley, che è visto male da molti cartomanti per la simbologia dei suoi tarocchi, perché richiama la Bestia, porta il male... C'è per esempio una cliente, tra l'altro una mia cliente personale, che una volta mi ha fatto togliere un mazzo di oracoli da uno scaffale perché era attaccato a un mazzo di Crowley e secondo lei lo contaminava con la sua cattiva energia. Ma certo questa non si puo definire paura. La paura la sentivo all'inizio, quando dovevo maneggiare scacchi del valore di 500, 600 eurazzi!

Quali sono i tuoi clienti preferiti?

I cartomanti mi piacciono, ma i miei preferiti sono i collezionisti di trottole.


Perché? Sono dei bambini grandi?

Sí! Ce n'è uno particolare, di questi bambini grandi. Tutte le volte che mettiamo delle trottole nuove in vetrina lui dopo dieci minuti è lì a comprare quelle che gli mancano. Si presenta con pantaloni alla zuava di velluto, calzettoni lunghi, baschetto di lana rossa. Mi ha insegnato a fare girare una trottola a forma di carota. Dopo svariati tentativi sono riuscita a farla girare per un po', con molta soddisfazione!!! E poi ci sono i turisti giapponesi che sono veramente dei bimbi grandi perchè si meravigliano di tutto e quando entrano in negozio è un continuo ooohhh...wow...ooohhh...sono divertentissimi!!!

La tua altra attività è organizzare concerti di gruppi assurdi nella tua nativa Borore (NU). Ce ne parli un po'?

Tutto inizia nel 2001, quando con gli amici di sempre del paesello decidiamo di organizzare concerti poco convenzionali, che difficilmente si potevano  ascoltare dalle nostre parti...E ci chiamiamo IN#C (dedicato a Terry Riley) associazione culturale che vuole divertirsi e divertire. Il primo fra tutti ad essere stato invitato è stato il chitarrista sardo Paolo Angeli (che sarebbe poi tornato altre due volte oltre a diventare un nostro grande amico), e poi gli Zu, Paolo Zucca, Makoto Kawabata una psyco chitarra che è tutto un viaggio, Yoshida, il batterista dei Ruins, Zeni Geva, e poi Henry Grimes Quintet geniale contrabbassista, persona dolcissima, che ha suonato con i piu grandi del free jazz per poi finire nell’oblio vivendo come un clochard e facendo i lavori più umili. Fortunatamente riscattato e riscoperto da un altro grande contrabbassista, William Parker. Per Borore sono passati, a mio parere, i due più grandi batteristi del mondo, Hamid Drake e giusto il dicembre scorso Charles Hayward... fantastici, spaziali!!!


Cos'hanno in comune Borore e Barcellona, a parte la B?
(risa)

Com'è avvenuto il salto?

Casuale. Una mia cara amica veniva qua per fare alcuni progetti di cooperazione allo sviluppo, i primi due svolti in Marocco, e io mi occupavo della parte amministrativa. Abbiamo lavorato a un progetto a Barcellona, finito il progetto ho deciso di restare.

Ti piacerebbe organizzare concerti qui?
Un sacco. Ma è diverso, perché farlo a Borore è una sfida incredibile, più emozionante. C'è un pubblico molto diverso, con un orecchio difficilmete abituato a certe sonorità, più vergine da questo punto di vista...E quindi portare in una realtà sperduta e appiattita come quella del centro Sardegna cose che difficilmente si vedono e si ascoltano in giro ha tutto un altro sapore... Mentre Barcellona è una città dove si può trovare di tutto, o quasi......

Che musica descriverebbe meglio il tuo negozio?

Ce ne sarebbero diverse: dark gothic per alcuni cartomanti, musica classica per il giocatore di scacchi, krautrock del professionista del Risk, rock 'n' roll per il mago dello yo-yo… perché le situazioni cambiano sempre, cambiano le persone, le espressioni, i suoni delle diverse lingue del mondo. Poi ci sarebbero sicuramente le canzoni tradizionali spagnole degli anni '50 e '60 che sono il leitmotiv del signor Ramon, il proprietario del negozio, come pure le canzoni della Maria del Mar Bonet, Somewhere Over the Rainbow della Judy Garland del Mago di Oz e mille altre sonorità…

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?
Sicuramente il contatto con i diversi tipi di gente che arrivano da ogni parte del mondo, addirittura dall’ Uzbekistan…. Dal cartomante che entra solo le sere di luna piena perché così le carte assorbono un'energia particolare, al nonnino che entra con suo nipote per comprargli un gioco di quando era piccolo, come una trottola, alle mamme che vogliono fare un regalo ai figli ma che non sia elettronico, ai tipi strani, come quello che è entrato solo per chiedere se poteva farci vedere come faceva "il ponte" (si è davvero sollevato sulle mani col bacino a pancia in sú sul marciapiedi). O questa coppia anziana che compra un mazzo di carte ogni due o tre settimane, lui è l'esperto e lei la memoria, cioè lo aiuta a ricordare per evitare di comprare doppioni...
Un' altra cosa bella è quando salgo nel magazzino segreto, in cima a una scala di legno, dove ci sono tutti i giocattoli cinesi, Qun Pang, Othello e vari giochi, tutti fatti in legno di tek. Quindi con un profumo bellissimo, come gli scacchi di "palo de rosa" .

Giochi strani?
L 'ultima novità viene dagli USA e si chiama Neocube , un gioco formato 216 piccole sfere di calamite con le quali si possono fare le forme piu svariate, oppure le scatole giapponesi che sono un vero e proprio rompicapo, che si aprono dopo 10-12 movimenti difficilissimi...solo per professionisti veri!

Chi ha inventato i giochi da tavola?
Fra i giochi piu antichi ci sono sicuramente il gioco reale del Ur dal nome della città della Mesopotamia risalente al 2600 a.C, come pure il Backgammon, o il Senet, il gioco degli egizi, gli scacchi di origine indiana, il tris, il Mancala, un gioco africano...

Racconta qualche perla del vecchio padrone del negozio.
E' un businnes man, con una grande cultura sul mondo dei giochi, e con un particolare fiuto per gli affari. Anche se bisogna riconoscerli che a volte rischia assai con la scelta di alcuni giochi particolari o scacchiere poco convenzionali, ci azzecca quasi sempre.

I catalani e il gioco.
Giocano molto. Catan, Carcassone, Domino, Risk, scacchi, carte...
E anche nel gioco sono molto ironici e sarcastici e rilanciano sempre..come a esempio i giocatori di domino che ogni domenica si mettono di fronte al mare e se ne dicono di ogni…tra un bel piatto di sardine fritte e un buon vermuth....

Il gioco ci rende migliori?
Sicuramente sì. Ma la vita a cui siamo condannati lascia poco spazio per il gioco...
Io chiudo la porta e chiudo il mondo dei giocattoli...





Il Duce e le donne (Festa Mesta).

giovedì 19 luglio 2012

Ah ah! Ah ah ah! Buonasera a tutti, 22:08, ora di cena in Ispagna. Mi diletto questa sera a dileggiare elementi contenutistici della festa del PD, a.k.a. Festa de l'Unità di Roma, segnalata via Facebook dal grande critico del cinema della vita Bruno Ballardini, il quale mette l'accento sulla "u" di uno degli aspetti trucidi dell'evento, ma ce ne sono altri non da meno di cui ameremmo, dalla nostra postazione e  per dileggio, appunto, disquisire. Andiamo con ordine, ma premettiamo che sosteniamo la FdU come idea di base, con le birrette, la porchetta e i concerti dei CCCP o dei Nomadi - almeno come ce la ricordiamo dall'adolescenza-.
Dunque, Bruno su Facebook posta su questa figata di presentazione del libro sulla vita sexuale di Mussolini, highlight della festa. Agora vox.it riporta l'acutissima recensione de Il Giornale: Una serie ininterrotta di trionfi, probabilmente un totale di quattrocento. Una caccia compulsiva, nata un po’ dall’istinto un po’ dalla volontà di costruirsi attorno un mito, utile quanto altri più politici orpelli a rafforzare il carisma del leader, dell’uomo del destino a cui nessuno può resistere. Una corsa contro il tempo e il fato che si concluse come spesso si concludono i sogni di grandezza: tra pillole e talismani usati inutilmente per tenere ancora alto lo stendardo della virilità. Stiamo parlando del rapporto complesso di Benito Mussolini con le donne.

Bene. 1) Constato con piacere che nonostante le leggi italiane iperrepressive, il fumo continua a circolare senza problemi 2) Che se un normale paesano come il sottoscritto ha accostato circa 50 donne nella sua vita prima dei quaranta, 400 donne per un V.I.P., per di più nellge d'or delle puttane, è assolutamente nella media. 3) Spero che i miei sogni di grandezza - e qualunque cosa intendiate per grandezza - non si concludano tra pillole e talismani. 4) Secondo me è giusto che lo stendardo della virilità abbassibandiera a un certo punto, perché non c'è niente di più imbarazzante di un vecchio arrapato. 5) Il rapporto con le donne è complesso di per sé, by default, per Benito, Stalin, Winston e Bachisio.

La presentazione è alle 22, in concomitanza con un dibattito sulla trasparenza della pubblica amministrazione e sulle donne uccise dalla Mafia. Chi otterrà più successo di pubblico? Amici, romani, compatrioti, siete invitati a raccontarcelo. Ay (sospiro) non per essere frivoli, che l'estate porta un po' a quello, ma qui in Spagna, di solito, la festa è una festa, che sia di un partito maggiore o di una associazione di vicini del quartiere. Una festa, sai, tipo quella cosa dove si va, si beve qualcosa, si ride, ci si diverte, si ascolta musica, un concerto, cose così, va'. Magari c'è la presentazione di un libro anche. Ma alle SEI, non alle VENTIDUE, quando dovrebbe suonare qualcuno che tipo noidellasinistrasichesappiamodimusica!



La foto del Dux Sciupafeminae in apertura è figa però, eh? Ma a pensarci bene, appunto, anche questa è in linea con l'epoca. Poi c'è l'e-flyer qui sopra (speriamo che cellulosa non sia stata sacrificata invano): ma dico, manco l'orchestra di liscio più alcolizzata della Romagna faceva dei poster così, e che cazzo! Visto che al PD gli piace tanto Mussolini, perché non imparano almeno qualcosa dai meravigliosi artisti e litografi della sua epoca? 


Calma, Barcellonando, non ti agitare...

Però, aspetta, e il sito? Andiamo a vedere il sito della festa dell'unità. Avrete capito che siamo attratti dal tema grafico: ebbene, navigateci, navigate pure in questa gazzetta ufficiale piena di <br> e tristezze varie. Divertitevi col menu flashy flashy e...volete partecipare al concorso per il poster o browsare i partecipanti? Adelante!





E che dire del diario, (oggi si dice BLOG), questo arricchente strumento 2.0? Qui siamo in zona James Joyce a manetta, stream of consciousness allo stato puro, Beckett meets D'Alema... Il post è datato 3.53, cioè l'autore/autrice è tornato/a a casa e si è messo al combiuter. Niente da obbiettare, eh, anch'io scrivo ubriaco. Ma, stampata a chiare lettere nel cervelletto mio luce la massima di Papa Hemingway: Write drunk, edit sober. Ecco un  estratto

Ore 03.53 appena salutato salvatore on line.
Grazie davvero ped quello che fai…a volte qualcuno ha provato ad ironizzare, la verita’ e’ che fai le tre di notte e la mattina ti alzi per lavorare e sei la memoria, la capacita’ di rendere immagini il nostro lavoro e io ti ringrazio davvero.
Giornata piena, ma anche piena di soddisfazioni…sentirsi ringraziare per il lavoro che fai e’ sempre per me una grande carica, quando servitori dello stato e ministri soono esaltati dal clima dellla festa, allora la stanchezza per un po passa.
Gianfranco io ringrazio te per il libro che hai deciso di presentare alla festa.
Penso che non solo e’ scritto bene ma affronta tra il serio e il faceto il tema dei social network bravo e incisivo e iniziativa ben organizzata…proprio COSE DELL’ ALTRO MONDO.


Anche la parte Twitter lascia parecchio a desiderare.  C'è praticamente solo @pdbersani che dice cazzate e nessuno che dice cose divertenti. Sembra il Twitter di@barcellonando, con la differenza che io c'ho 20 followers e il PD 14.000.



Poi vedi l'ipocrisia? NO AD UN PROGRAMMA CHE SIA UN LIBRONE.
Ma ti sei visto?




E poi "ad un programma" non si dice. E poi due: è un po' che non vivo in Italia ma... per questioni controverse la decisione ai gruppi parlamentari congiunti... che cazzo vuol dire?

E poi tre, sempre da Twitter: Serve un accesso al lavoro garantito per i giovani #festaunitaroma (lo staff) @pbersani

Bravo. 'O salario garantito già lo diceva Zulù dei 99 Posse vent'anni fa. Ci voleva un politico a fare politica? Bastava una rockstar.

Continuiamo. Altro indizio che al PD ci piace il fascismo? Nell'era dei Social Network, e nell'era in cui il mio vicino di nove anni dice che iMovie è una minchiata e preferisce di gran lunga Final Cut Pro per editare i suoi clip, sul sito è disponibile solo un fantastico spot radiofonico.

Programmazione? Non mi azzardo che non conosco della scena romana ma vedo un numero più che striminzito di gruppi e di digeis. Sui film proiettati si può dir niente, visto che il cinema all'aperto d'estate è un po' un porto franco e la gente pur di pigliare fresco guarderebbe pure il Grande Fratello 1 su schermo gigante... E con Walter dietro (o sopra, sotto, dietro, in mezzo) sulla parte cinema è come sospettare che un eschimese non sappia di neve o che il Duce non sappia di muzza.

E, ciliegèn sur la torte, volete sapere cosa c'è dietro il link la nostra festa è differente? Niente. Un cazzo di niente. Un'altra gazzetta ufficiale in formato PDeffe che ci racconta che la festa usa i bicchieri di mais, la raccolta differenziata, che c'è il parcheggio bici e il baby parking per le mammette progress dei quartieri chic (dovunque siano nella città di Roma, che adoro).
Almeno abbi la grazia di far confezionare questo bel messaggio ecosostenibile a un designer, che ti fa delle illustrazioni carine, delle infografie accattivanti e delle storie simpatiche che la gente può condividere su Facebook, Twitter, Tumblr e, ti svelo un segreto, staff, ma non dirlo a nessuno...Pinterest! The cariatides age italianstaila in tutto il suo splendore. E sai cosa? Fanculo pure Hemingway, stanotte posto senza editare in omaggio al diario della notte della festa del pd e dei suoi stagisti e del suo webmaster e grafici (se vi hanno pagato, speriamo che vi scippino il compenso intero a Termini), perché la porchetta, le salsicce, le birrette e i gruppi rock are on my side.



Barcelona Design Festival 2012 e mercadillo RAS.

martedì 26 giugno 2012

La caldazza di fine giugno ha scacciato le orgie musicali del Sonar e del Primavera Sound e spalancato all'estate Barcellonese un sinfin di attività culturali in cui, per sopperire alla mancanza di una piscina privata sul terrazzo, ci butteremo tutti a pesce. Per questi giorni vorrei segnalarvi un evento gustoso per gli amanti del design, dell'architettura e della creatività innovativa in generale, il Barcelona Design Festival + FADfest, che inaugura oggi e prosegue fino al 12 luglio con una ciccia serie di conferenze, incontri e mostre. La maggior parte delle attività sarà a pagamento, for professionals only o studenti con una piotta facile da spendere per lavorare fianco a fianco di mostri come Neville Brody o Inocuo. Barcellonando vi segnala qui di seguito la sua selezione, fatta di un mix di interessi personali e attività gratuite o economiche. Credo che sia importante seguire cosa succede nel mondo del disegno. Anche se possibilmente, almeno nel sud Europa, il disegno grafico sia ancora una pratica d'élite che splende sulle aree culturali però spesso marcisce in strada, dove orrori quotidiani inquinano la vista e rovinano il paesaggio, si uniscono alla puzza di fritto e di trappole per turisti e accompagnano la voce di troppi arroganti con bassa autoestima o commercianti dalle braccine corte e la mente stretta. Amate il buon disegno, per favore, grazie. Ne trarranno giovamento tutti, non solo gli interessati del settore.
Dunque, dicevamo, questa sera il festival FAD (Fomento de las Artes y del Diseño), apre le porte nella piazza del Macba inaugurando due mostre: «FADExpo. El mejor diseño del año» y «El futuro en construcción. Nuevos materiales ecoeficientes para la construcción y rehabilitación de edificios». Io andrò perché sí mi interessano i winners in questo campo e perché trovo i nuovi materiali ecoefficienti una cosa sexy. Domani presentazione di imprese di successo che hanno usato il diseño grafico come punto di partenza http://www.fad.cat/adg/chilllaus/ . Il 28 un appuntamento interessante per noi-italiani-che-ci piace-mangiare, il documentario Food Design, una specie di film dell'orrore che racconta come i signori del cibo industriale ci spiano per decidere come darci da mangiare. Per chi va oltre le chiacchiere a tavola sulla lasagna della nonna e chi ha finalmente smesso di dipendere dalla Nutella.



A meno che non sappiate il tedesco a menadito, il film si proietterà alla Filmoteca alla 18:30.
Il 29 giornata di porte aperte. Quando ero bambino, le "porte aperte" erano solo dai concessionari  Renault per andare con papà a vedere l'ultima R4 e a farsi regalare stampini e portachiavi. Una buona scusa per curiosare negli ambienti favolosi degli studi. E' tutto per il momento, però consultate il programma di luglio qui. Ah, e assolutamente da non perdere una tre giorni di "mercatino" in RAS, una delle migliori librerie di disegno, architettura, arte e fotografia di Barcellona. Materiali e fondi di magazzino della squisita selezione di RAS saranno in vendita a prezzi scontatissimi, a partire dal magico prezzo 1 EURO. Aiutate RAS a svuotare i magazzini e portatevi a casa qualche bel pezzo di letteratura grafica da sfogliare la domenica mattina davanti al caffè invece di attaccarvi subito a Facebook.
Filamente il sole è calato, mi stappo una birretta fresca e poi mi avvicino al Macba per il FADFest.

Perle parrocchiali.

mercoledì 30 maggio 2012


Io posto questo perché sono, come molti di voi, un ex-oratoriano, maggio è il mese della Madonna e insieme a questi simpatici strafalcioni sento il ricordo del profumo di lillà, il rimbalzare della palla da basket nel cortile, la batteria della sala prove da cui esce heavy metal durante il rosario, il teatro che ti faceva sentire come Carmelo Bene prima di sapere chi fosse, don Pomero che vende i gelati e le caramelle in un baretto illegale dietro una finestra e la separazione dell'oratorio maschile da quello delle fìee (ragazze), tra altre cose. Godetevi queste perle da oratorio e ringraziate Gesù che non esistono simili istituzioni nella nostra cara Barcellona, frateli e sorele.

v PER TUTTI QUANTI TRA VOI HANNO FIGLI E NON LO SANNO, ABBIAMO UN’AREA ATTREZZATA PER I BAMBINI.

v GIOVEDI’ ALLE 5 DEL POMERIGGIO CI SARA’ UN RADUNO DEL GRUPPO MAMME. TUTTI COLORO CHE VOGLIONO FAR PARTE DELLE MAMME SONO PREGATE DI RIVOLGERSI AL PARROCO IN UFFICIO. 

v IL GRUPPO DI RECUPERO DELLA FIDUCIA IN SE STESSI SI RIUNISCE GIOVEDI’ SERA ALLE 7. PER CORTESIA, USATE LE PORTE SUL RETRO.

v VENERDI’ SERA ALLE 7 I BAMBINI DELL’ ORATORIO PRESENTERANNO L’AMLETO DI SHACKESPEARE NEL SALONE DELLA CHIESA. LA COMUNITA’ E’ INVITATA A PRENDERE PARTE A QUESTA TRAGEDIA.

v CARE SIGNORE, NON DIMENTICATE LA VENDITA DI BENEFICENZA! E’ UN BUON MODO PER LIBERARVI DI QUELLE COSE INUTILI CHE VI INGOMBRANO LA CASA. PORTATE I VOSTRI MARITI.

v TEMA DELLA CATECHESI DI OGGI: “ GESU’ CAMMINA SULLE ACQUE ”. CATHECHESI DI DOMANI “ IN CERCA DI GESU’ ”.

v IL CORO DEGLI ULTRASESSANTENNI, VERRA’ SCIOLTO PER TUTTA L’ESTATE, CON I RINGRAZIAMENTI DI TUTTA LA PARROCCHIA.

v RICORDATE NELLA PREGHIERA TUTTI QUANTI SONO STANCHI E SFIDUCIATI DELLA NOSTRA PARROCCHIA.

v IL TORNEO DI BASKET DELLE PARROCCHIE PROSEGUE CON LA PARTITA DI MERCOLEDI’ SERA: VENITE A FARE IL TIFO PER NOI MENTRE CERCHEREMO DI SCONFIGGERE IL CRISTO RE!

v IL COSTO PER LA PARTECIPAZIONE AL CONVEGNO SU “PREGHIERA E DIGIUNO“ E’ COMPRENSIVO DEI PASTI.

v PER FAVORE METTETE LE VOSTRE OFFERTE NELLA BUSTA, ASSIEME AI DEFUNTI CHE VOLETE FAR RICORDARE.

v IL PARROCO ACCENDERA’ LA CANDELA DA QUELLA DELL’ALTARE, IL DIACONO ACCENDERA’ LA SUA CANDELA DA QUELLA DEL PARROCO, E VOLTANDOSI ACCENDERA’ UNO AD UNO TUTTI I FEDELI IN PRIMA FILA.

v MARTEDI’ SERA CENA A BASE DI FAGIOLI NEL SALONE PARROCCHIALE. SEGUIRA’ CONCERTO.

Primavera Sound e gratis.

Estate, tempo di festivals e bla bla bla. Questa sera "inaugura" il "monster festival" Primavera Sound, in cui ho lavorato per un paio d'anni quando ero schiavetto felice della rivista Vice. Quest'anno, da libero professionista, pigro e squattrinato, invece di un biglietto da 195€,  mi concederò cose tipo una passeggiatina serale dopo cena, magari col maglioncino gettato sulle spalle e un gelato cioccolato e fiordilatte in mano. Fiuuu! Questo magnifico pensiero mi ha procurato i brividi d'orrore sufficienti per rinfrescarmi in questa caldazza pomeridiana in cui sto scrivendo. Fiordilatte a parte, il Primavera Sound quest'anno ci fa il grande regalo di un paio di concertazzi multipli sulla spianata del paseo di fronte all'Arc de Triumf. Stasera sono in programma  il giovincello tachente Jeremy Jay, i Walkmen, in equilibrio precario tra Strokes, Bob Dylan e i primi Stereolab (bella questa, eh?) il ritorno dei Wedding Present, e i mitici e furiosi Black Lips.  Il giorno dopo [errata corrige - domenica 3 giugno] serata più sudeuropea, diciamo, con l'insopportabile rockstar iberica Nacho Vegas, il pop kitsch ma simpatico di Joe Crepusculo, l'icona della musica da film Yann Tiersen e il crooner Richard Hawley. Per una macedonia perfetta manca solo Gianna Nannini. L'ingresso è gratuito e potete vedere qui quando suonano i vostri beniamini.

Una storia di droga.

venerdì 25 maggio 2012

Risalgo la calle Ataulf verso sera, è chiaro ancora, siamo a maggio. I rondoni solcano l'aria, le ragazze che camminano riempiono di bellezza le viette del Gotico. Sono pago della giornata di lavoro, guardo le case e i balconi, naso all'insù. Cinquanta metri più avanti vedo un sacchetto bianco cadere. Sarà il pacco di cocaina che sto aspettando? E' così che arriverà la Fortuna? Alzo gli occhi al quinto piano, (le case di Ataulf sembrano ancora più alte per la salita), aspettando di vedere il malfattore/benefattore-lanciatore. E' un'anziana signora bionda in vestaglia rossa che, sganciato il pacco, si ritrae lentamente dietro la veneziana abbassata, rientrando all'interno del suo appartamento come una chiocciola si ritira nella conchiglia. Arrivo all'altezza del sacchetto. Giace a meno di trenta centimetri dal canestro della spazzatura. La vecchia, anche se oggi ha mancato, deve avere una mira micidiale. Lei, il cestino dei rifiuti e cinque piani di sfacciatezza. Chissà da quanto dura questa storia d'amore e di mira. Le sette di sera. Lei, il punto nero di sotto e l'involto pieno di cacchine di gatto e avanzi del pranzo. Unico nemico: una brezza ciularina che decide se far cadere il sacchetto di qua, o di là.  Lo score segnato sul calendario. La risatina o il sospiretto in caso di vittoria o sconfitta. Niente droga per me.



Vino Vinicio.

giovedì 24 maggio 2012

E' tornato Vinicio. E' passato Vinicio. Ieri l'altro, al Poble Sec.
Vinicio, grosso, grasso, nero e ingombrante, è in realtà basso, come tutti i grandi, e non è grasso, ma sì ingombrante. Nel senso bello del termine. Come entrare in un vecchio magazzino attraverso la porta del retrobottega. Permesso sì, scusi, grazie. Accedere a luoghi pieni di polvere, storia, luce e magia. Candelabri, pianoforti, strumenti scientifici, quadri dell'800, tele stampate, mobili, soprammobili, ninnoli, scheletri, manoscritti,  sestanti, chitarre, vestiti, animali impagliati e altri innumerevoli tesori che hai conosciuto soltanto nei libri illustrati. Vinicio e il suo spettacolo Marinai, Profeti e Balene, con il pianoforte a coda messo di traverso, cioè a dritta, dove il pianista non è un pianista ma un timoniere, intorno al quale si squadra la ciurma sotto agli alberi immaginari. Glauco, Zeno e Mauro a mezzana, Vinicio e Vincenzo a maestra, Asso e Francesco a trinchetto, salpando in un rumore di catene e presagi, sotto una chiglia rovesciata, il ventre di un balena, la bocca di un capodoglio. Io, che ascolto il disco solo adesso che scrivo, al concerto mi lascio trascinare dall'onda lunga, lenta e notturna di parole e dalla marea di strumenti che l'equipaggio manovra alla perfezione d'orologio, con maestria di lungo corso di chi sa dove va anche nel buio pesto. Io sono al secondo piano e mi ammareggio del ritardo, è come stare arrampicato a prua mentre piove ed è notte, e tutti gli altri sono sottocoperta ingozzandosi di rhum, e ridendo. Oh well. Mi piace guardare il marinaio di palco che cambia le chitarre, i cappelli e i vestimenti a Vinicio e poi spunta fuori e mima il polipo, il ciclope e il palombaro. Mi piace godermi la pachidermica paraphernalia di Vinicio, sapere che è la naturale estensione spettacolare della sua musica, dei testi e della sua testa bacata. Coleridge, Conrad e Melville sono dalla sua parte, ma ci sono anche i tre catalani di Cabo San Roque, il suo spagnolo da italiano in gita e i grappoli di compatrioti e compatriote, occhi che guardano e saltano da una parte all'altra, che girano, cercano, segnano, appuntano, dicono e dimenticano. C'è un'altra volta Vinicio, con la sua feluca e la sua gabardina, fermo negli anni e nella poetica dell'illusione della felicità, l'inganno dell'amore e la condizione umana, a condizione che sia mitica e mitologica. C'è Vinicio che ci uccide alla fine con Le Sirene, e non importa dove lo trascini la prossima tempesta artistica domani. Il suo genio, come un mago, uscirà sempre dalla giubba fradicia una carta come Le Sirene, magicamente asciutta e bella, come la salvezza quando sembra che tutto è andato perduto. E c'è il Vinicio delle taverne che ci ha fatto Che coss'è l'amor e altri oldies but goldies in memoria delle sue notti al Poble Sec nel Tinta Roja. Anche se il lupo perde il pelo e beve solo in ufficio, noi contenti.




Polo (della libertà).

sabato 12 maggio 2012

Ok, lo ammetto, ho usato 'sto titolo della ceppa per vedere se aumenta un po' il traffico sul mio blogghetto, ultimamente un po' fermo alla stazione di servizio di un cyberdeserto. Oppure no. Ho usato questo titolo perché oggi pomeriggio Motor Combo presenta il suo ultimo disco POLO. Polo in spagnolo vuole dire sia polo che ghiacciolo. Nell'intenzione degli autori il disco fa riferimento al ghiacciolo. La caldazza sta arrivando, siamo tutti felici e da qui in avanti e per 4 mesi le parole che pronunceremo di più al giorno saranno "que calor" e "playa", e sogneremo di mangiare polo e di andare al polo. Motor Combo sono Eli Gras e Florenci Salesas, due vecchie glorie (con rispetto, Eli) dell'underground catalano. Troppo buffi, ironici e surreali per essersi bruciati negli anni '80, per suonare punk e morire d'overdose, Florenci ed Eli hanno invece scelto la strada del dadaismo musicale, e adesso sono intrappolati in una bolla di cingomma elettronica, in una ruota di criceto kraftwerkiana, in un'Ape con le porte saldate (come il Generale Lee di Bo e Luke), in un Commodore 64 e in una labirinto di cinquantamila progetti paralleli. Io non seguo la musica elettronica, tantomeno la musica moderna, però sento che tutti i pischelli che fanno retropop-elettronico nowadays dovrebbero (ri)scoprire Motor Combo, fermarsi un attimo ad ascoltare come quando si fa sssht-hai sentito? e trarre ispirazione da questi due. Io almeno se fossi un pischello che fa retropop-elettronico li copierei di sana pianta, aggiungendoci basi techno pesanti e finto sofisticate e allungando i po' i pezzi. Così in sei mesi sarei al Primavera Sound, mentre Motorcombo saranno oggi a The Station, il sogno bagnato di ogni bar della stazione in cui siate mai stati, e domani scapperanno sulla duecavalli azzurra e saranno la colonna sonora nel girone infernale di tutti gli studenti di conservatorio conservatori. Vi lascio ad ascoltare la gemma bislacca Si parla italiano.

Motor Combo
The Station - Estaciò de França
Sabato 12 maggio 2012 ore 17:30 - Ingresso gratuito.

Libertà di movimento.

mercoledì 9 maggio 2012

Il post di oggi ha una doppia valenza con un denominatore comune: la libertà (e scusate il pasticcio chimico matematico, al liceo avevo sempre 3). Presentiamo in ordine di fretta: A) Il concerto di Paolo Angeli e Takumi Fukushima. Questa sera sono a Ljubliana, dopodomani sera a Belgrado e sabato, cari amici espatriati, a Barcellona. A Paolo dedicheremo un giorno un'intervista lunghissima, un video, un monumento, una torta di mele, tempo al tempo. L'ultima volta l'abbiamo visto in azione con la stellina del post-Waits Amanda Jayne, lasciando da parte la chitarra sarda preparata per fare incursione nelle canzoni di Amanda con una Estruch flamenca comprata alla Mina (il barrio gitano di Barcellona, NdB). Sabato invece vedremo Paolo in duo con una vecchia amica, la violinista giapponese Takumi Fukushima. Ormai in sincrono perfetto di corde tese, Paolo e Takumi insieme sono una macchina elettroacustica che non conosce limiti o frontiere, e con l'unica preoccupazione di riuscire a fondere la musicalità sarda con quella giapponese, perdendola e ritrovandola in continuazione, come in un dialogo appassionato, dolce, malinconico, ma anche furioso (vedere Takumi urlare è veramente uno spettacolo). Asì que, se non ti spaventa la musica improvvisata e ti piace pensare al Giappone come una grandioso mix di calma e caos, ti consiglio di andare a vedere questo concerto. Perché di fretta, dicevamo? Perché è caldamente consigliato prenotare il posto presso la sala Anaglifos scrivendo a  info@anaglifos.es o chiamando al  93 177 39 0.

Paolo Angeli & Takumi Fukushima
Anaglifos Art Factory
C/Monec 17, bajos. Sabato  12 maggio 2012 ore 21 - Ingresso 8€





Seconda urgenza di oggi è B) l'uscita online esclusiva da Wired Italia del documentario Italy: love it or leave it, della coppia di realizzatori Gustav Hofer e Luca Ragazzi. Avevo visto il trailer svariati mesi fa ed ero rimasto intrigato da questi due tipi che decidono di fare un viaggio in Italia in Cinquecento per vedere e conoscere più a fondo il Paese che stavano decidendo insieme di lasciare. Cinque mesi dopo, Italia-prendere-o-lasciare sta sbancando premi e proiezioni in tutto il mondo, mentre i due hanno fatto le valigie e sono già belli belli e trasferiti nella Berlino felix. Muoio dalla voglia di vederlo, ma voglio aspettare che la mia bella torni dal lavoro così fa anche un po' di lezione di italiano. Grazie a Wired per il release online e la possibilità di inserirlo sul blog e speriamo che Gustav e Luca vengano presto a trovarci a Barcellona.





Leggi l'intervista su Wired.

Punkabbestia, pulabbestia.

martedì 8 maggio 2012

Ok, è il giorno dei neologismi. Premessa. Il punkabbestia, la famosa creatura suburbana contemporanea, in Spagna prende il nome di perroflauta. Perro=cane, flauta=flauto, perché il punkabbestia di Barcellona, che poi sovente è italiano, staziona sul marciapiedi suonando la melodia di Pinocchio col flauto dolce mentre la sua compagna sorseggia da un litrozzo in compagnia dei cani. All'inizio della settimana passata noi abitanti del centro di Barna siamo stati martellati per tre - dico tre - giorni consecutivi, dall'elicottero della pula che per dodici - dico dodici - ore al giorno sperperava allegramente ettolitri di kerosene dalle tasche dei cittadini per "sorvegliare" i benemeriti banchieri che si sono dati appuntamento per fare due chiacchiere all'Hotel Arts. Per fortuna non ci sono state manifestazioni, che io sappia, né incidenti, perché all'unisono abbiamo in tanti deciso di ignorare questo evento, frustrando in tal maniera la sete di mazzate dell'apparato governativo locale fatto di 8.000 poliziotti per 22 banchieri e godendoci invece il sole di maggio. Ho letto con piacere questo articolo di Xavier Theros su El País, di cui mi accingo a tradurre alcuni passi per raccontare al lettore italiano l'aria che tira qui, ma con leggerezza e occhi di cittadino. L'articolo s'intitola La piaga dei poliflautas, cioè la piaga dei poliziotti in borghese vestiti da antisistema, dei veri 007 che si fanno sempre, ma dico sempre sgamare in tutte le manifestazioni grazie ai loro segni di riconoscimento e alle loro incredibili capacità attoriali. Sono bravi a confondersi nella folla quanto una zucca in un campo di rucula, e YouTube è pieno dei loro capolavori di camouflage. Quindi: polibbestia, sbirrabbestia, pulabbestia, fate voi. Leggiamo (eppoi giuro che smetto di parlare di 'sta roba sul mio blog, che c'è in giro molto di meglio di cui occuparsi),

"La polizia catalana è ogni giorno più originale. Quando sono in uniforme nascondono l'identificazione e si coprono con un passamontagna (comportamento di dubbiosa legalità e pessima immagine democratica). E quando vogliono girare in incognito si mettono un braccialetto per non essere confusi con quei pericolosissimi vandali brucia-cassonetti che in queste ore - secondo il nostro pimpante consejero de Interior (Felip Puig, il "ministro dell'Interno" in Catalunya, NdB) stanno saccheggiando la città da una parte e dall'altra. Sembra che si tratti dell'ultima moda primaverile delle forze di sicurezza: l'estetica pulabbestia. L'altro ieri ce n'era un gruppetto sotto il balcone di casa mia, mascherato da attivisti antisistema però con un braccialetto color verde al braccio sinistro. Una specie di uniforme di polizia segreta, un ossimoro da manuale disegnato da qualche dittatura delle banane per i suoi sgherri. Se avete la sfortuna di risiedere nel centro di questa città in questi giorni saprete di cosa sto parlando. Nelle ultime 48 ore il rumore dell'elicottero non ha smesso un attimo di sorvolare le nostre teste (...). A metà strada tra Apocalypse Now e Supercar, questi apparati, che sono equipaggiati con tutto meno un sistema di ammortizzazione del rumore, ci hanno rotto le scatole notte e giorno. Da chiamare la polizia, dico io. (...) La mia immagine del giorno è stata quella di una pensionata che si avvicina a una pattuglia e gli grida: dovreste inseguirli, i ladri, non proteggerli!!!".


Fonte: http://ccaa.elpais.com/ccaa/2012/05/04/catalunya/1336088277_543809.html




Home.

sabato 21 aprile 2012

Con questo titolo aspirato e rotondo vorrei aprire il post di oggi dedicato all'evento di domani, che non leggerete perché è venerdì sera e avrete di meglio daffare sicuramente.  Anyway, domani, turisti e residenti di Barcelonia, si celebra l'inizio del weekend Dia de la Tierra (Earth Day). A me, piace come si celebra qui. Si riempie il parc de la Ciutadella di bancarelle e gazebos a più non posso contenenti una gigantesca offerta di cultura ecologica, sanatoria, gastronomica e intrattenitrice. Si passeggia sotto il sole di aprile tra mille facce sorridenti e qualche ranforinco che ti vuole dare abbracci gratis, e se non si ha voglia di impegnarsi in questa o quell'altra proposta, si troverà sempre una graziosa argentina coi rasta che ti infila una space cake in bocca e via a scialare tutto il giorno, che è sabato. Mi piace perché...non so, è in equilibrio. Ci sono cose che toccano la testa, il cuore e la pancia di un po' di tutti, non solo degli hippies. C'è anche roba, come si diceva negli anni '80, very original. Diamo un'occhiata al flyer, dal disegno un po' hollywoodiano/youtube style, con un'anziana che si fa un gran cilone soffiando fumo sul culo del nostro bel pianeta. Apriamolo ed esaminiamo il programma. Si può assistire a una lezione del dottor Lee Kuy Moon, poi a un workshop di cucina vegetariana/vegana per imparare a cucinare le verdure e i cereali come non abbiamo mai saputo fare. Si può fare biodanza (?), sanazione pranica o amareggiarsi con un dibattito su speculazione e mercati, crisi e debito pubblico, a cura di Attac Catalunya. Si può seguire il maestro taoista Tian Cheng Yang o conoscere il progetto anarchico di eco-villaggio in Vall de Biert. Si può conoscere la coltivazione vibrazionale ecologica (#!?) o vibrare  e guarire con gli angeli (sic). Se sei diabetico e non conosci la stevia, stevia-diabetico, nice to meet you. E via così, un florilegio di incontri, sfioramenti e massaggi nelle mura della Città Ideale. D'altronde, come dice il dottor Moon, siamo già così pieni di "preoccupazioni" che non ci fa male staccare dal minchionismo quotidiano e guardare un po' oltre (o magari, invece, ben dentro) il nostro giardino. Buon Earth Day a tutti/e!



Scuola di Fumetti a Barcellona.

mercoledì 11 aprile 2012

Amiamo la libreria Le Nuvole, prima libreria italiana in Barcellona. Un bel posto, in una bella via, con un'elegante e colta padrona di casa. Più che una libreria, sembra una grande cucina ben fornita di tutti i buoni e vari ingredienti che vi servono per cucinare degli ottimi piatti italiani, da punta a punta, isole comprese.  Dimenticatevi dell'umile scaffale con su scritto "Italià" in una qualunque, seppure stimabilissima, grossa libreria di Barna, e andate alle Nuvole, dove per altro organizzano cose e c'è una piacevole e rilassante atmosfera da salotto, una specie di spa culturale, va'.
L'ultimo evento in programma alle Nuvole è il seminario di fumetti El Noveno Arte (la nona arte), un workshop teorico-pratico destinato sia agli amanti del genere sia agli aspiranti sceneggiatori e disegnatori. Le lezioni si svolgeranno tra aprile e maggio e in tre capitoli:

1) Generi e linguaggi del comic: Italia, Francia, Belgio, USA, Giappone e i generi del comic classico.
2) Il comic in Italia: dal Giornalino a Crepax, da Lupo Alberto a Vauro, passando per Diabolik, il Male e tante altre pubblicazioni.
3) Come si crea un comic: dodici ore intensive su creazione dei personaggi e sceneggiatura, disegno e approfondimenti, tecniche di colore etc. etc.  (Qui sotto il programma completo).

Il seminario sarà impartito da Giovanni di Gregorio, sceneggiatore di Topolino, Dylan Dog, Dampyr e Brancaccio e da Claudio Stassi, illustratore di Per questo mi chiamo Giovanni e Brancaccio.


Libreria Le Nuvole - C/Sant LLuis 11 Barcelona Tel. 93 17 66 401 
contatto: librerialenuvole@gmail.com



Té amargo. Libro y workshop di fotografia.

giovedì 5 aprile 2012

Interessante presentazione/scatola di sapere che i ragazzi di Anaglifos Art Factory hanno organizzato per questo weekend. Non si tratta solo della presentazione del libro-di-fotografie-documentarie-di-Joseba Zabalza-Xavi Piera-sull'-occupazione-del-Sahara-Occidentale-e-gli-effetti-nefasti-delle-mine-antiuomo-con-firma-del-libro-copa-de-cava-e-ciao-grazie-arrivederci. Avremo infatti la possibilità di conoscere la piccola casa editrice barcellonese Pol.len (polline), che lavora con criteri di ecoedizione. Da tenere d'occhio. Per il giorno seguente è previsto inoltre un workshop per fotografi interessati a conoscere le tecniche utilizzate in questo reportage, nonché il segreto per poter rentabilizzare un progetto di questo tipo, arrivando magari a pubblicare un libro come Té Amargo.

Info workshop, qui.

Venerdì 13 aprile, ore 21 c/o Anaglifos Art Factoy - C/Monec, 17



Dietro la gonna della Rambla.

La Rambla è come la mamma. Appena arrivato a Barcellona non ti ci vuoi staccare, anche se è grassa, troppo truccata, si ferma a parlare con tutti e ti porta solo dove vuole lei. Poi fai di tutto per starne alla larga e con l'andare degli anni, se non ad amarla, impari almeno ad accettarla. La Rambla è piena di segreti e io ne conosco solo alcuni, che vi svelerò cammin facendo. Incomincio da uno dei più semplici e accessibili, ma non meno utili. E' un angolo di pace in mezzo alla turistaglia babilonica ingelatata e sballonzolante dell'incrocio Rambla/Calle Boqueria. E' il giardino della casa Ignacio de Puig. L'accesso si guadagna da un ascensore nella traversa calle Aroles, oppure, molto più chic, entrando per l'Hotel Petit Palace (Calle Boqueria 10) come se fosse vostro. Alla destra della reception c'è un passaggio che porta a questo magico e romantico giardino, che vi offrirà angolini di architettura romantica, sottane da cortile della vecchia Barcellona che sembra di essere in un paese, e alcune comode panchine. Calma piatta e ombra gaja anche se a due passi c'è il mondo intero passeggiando e facendo casino. Non è il massimo, come giardino, non aspettatevi olivi centenari, puttini di marmo, fontanelle e gazebos pour deux. Ma se sfoderate dalla borsa il Decameron di Boccaccio può esse pure che l'illusione, insieme alla tranquillità, si impossessi di voi. Almeno fino a quando delle turiste americane entreranno urlando HEY GUYS, dude, check this out, this is aaaw-some, have you see this???!!!  It's like a garden or something??! Coool!!! A quel punto potreste indossare la maschera di Pan e andare a rincorrerle finché i loro vestiti non cadano a brandelli e si riducano a una fogliola di fico.


Barcellona e Madrid scommettono su di te.

lunedì 2 aprile 2012

Sembra che il Male si stia impossessando di questa bella terra iberica. Dopo la manifestazione di giovedì abbiamo potuto assistere al penoso spettacolo di autosabotaggio dell'autorità catalana, diventata ormai bravissima a buttare benzina sul fuoco dello scontento sociale, sguinzagliando i suoi sbirri in borghese per bruciare cassonetti e rendendosi ridicolmente inefficace nel saper isolare i veri violenti. Che poi io li ho visti da vicino, i violenti, e non sono nient'altro un branco di pischelli incazzati, che non hanno ancora né la barba né un posto di lavoro, e che se vanno in giro con la bandiera catalana al collo e tutta la paraphernalia dell'indipendentismo da bar di cui sono infarciti sin da bambini. Quindi, tutto fumo e niente asado, solo mucho macho e blablabla di comunicati politici per rassicurare i benpensanti, i commercianti e i fans della "marca Barcelona" (dios!).
Oggi leggo un'altra notizia stomachevole che mi spinge sempre di più verso l'idea di imparare velocemente il tedesco o di cominciare a viaggiare il mondo e starmene un po' via dal brodo europeo: delegazioni del governo catalano e madrileño sono andate a Las Vegas, come i Re Magi, a rendere omaggi e salamelecchi a un re paralitico, il vecchio magnate Sheldon Adelson, che ha avuto la brillante idea di costruire una Eurovegas, cioè una Las Vegas Europea, proprio qui in Espain. La notizia avrà fatto brillare gli occhi di questi agenti di commercio del Regno e dell'Estat, cho sono accorsi al Venetian, di cui Anderson è il fondatore, a inginocchiarsi di fronte al miliardario pregando che il suo scettro d'oro, con punta a cappella di cazzo, si posasse sulla spalla di Barcellona l'uno e di Madrid l'altro.
Pensa in grande, 'sta gente. Non solo ha abbruttito milioni di persono sole e sfortunate con le loro dannate macchine tragaperras, le slot machines che decorano ogni bar marcio che si rispetti nella geografia del Paese, ma vuole estendere questo "modelo de negocio" a una intera città, possibilmente da costruire da zero. Ebbene cari signori, dal povero cattolico qui che scrive, e che non riesce a pensare se non in inferno e paradiso, parte il più caloroso augurio che la terra vi traghi prima che possiate mettere la firma su questo progetto. A voi, a chi vi manda e alla vostra progenie di machos ibericos sudati, cialtroni, pieni di forfora e amanti delle macchine grosse e dei centri commerciali.  Hasta la vista, come direbbero gli americani.

PS. Fronte compatto su Twitter. No Eurovegas!

Sheldon Adelson, un modello per i giovani.

Sul tetto della Cattedrale non vendono birrette.

mercoledì 28 marzo 2012

Da quando l'abbiamo scoperto è il nostro bar preferito, senza storia, senza bah e senza mu. Anzi, è il nostro bar segreto e discreto preferito. E non è uno speakeasy né uno di quei ristoranti di lusso nascosti dietro una finta tintoria, tanto segreti che ne parlano tutte le guide dei posti trendy della città. E ci andiamo discretamente, perché in fondo non è un bar, ma la caffetteria di un luogo di lavoro, più precisamente della Confederació General del Treball (CGT). Dietro il bancone una signora enorme e un tipo molto simpatico con un parrucchino surreale servono cañas, vinos e piatti a prezzi POPOLARI veramente, a cui puoi aggiungere l'immenso e gratuito privilegio di andare a degustare e sfumellare sulla terrazza affianco, un gran balcone che si affaccia sulla Layetana e da cui puoi ammirare Barcellona dal porto al Tibidabo, in tutto il suo africano splendore.




I turisti sul tetto della Cattedrale di sicuro non stanno provando le stesse emozioni. E a proposito di emozioni, per domani è convocato lo sciopero generale. Participate, stateve accuorti e speriamo che non succedano scene come l'altra volta.

Caffetteria della CGT, via Layetana, 9º piano con ascensore.


I pesci non chiudono gli occhi.

giovedì 15 marzo 2012

Erri/De/Luca. Queste tre bellissime parole sono apparse un giorno di tanti anni fa nella mia vita, grazie al consiglio di François e Chiara, altri due giganti che all'epoca vivevano riparati nelle colline umbre.
Erri De Luca. Prima Non Ora, non qui, poi Tu, mio, poi Aceto, Arcobaleno, e così via. Cento pagine, caratteri corpo grosso, parole. Lunghe, affilate, leggere, corte, pesanti, scelte, buttate, cesellate, limate, tagliate, intagliate, incise, prese a colpi, lucidate, smerigliate, tese, cotte al sole, fatte saltare sul mare, appese ad asciugare, salate, inchiodate, accarezzate, piantate, invasate, seminate eccetera eccetera eccetera.
Erri De Luca ha il dono della bellezza nella lingua. Nessuno in Italia la sa usare come lui, nessuno. Se tutti, o molti, o di più potessimo pensare, parlare e scrivere come Erri, la terra che camminiamo sarebbe un posto molto più calmo e felice. Napoli sarebbe un fiore anziché essere un fiore e una croce e l'Italia sarebbe un posto dove sognare di andare, non sognare di abbandonare. E poi l'uomo. Scalatore, carpentiere, giardiniere, avventuriero, solitario, rivoluzionario, vecchio e marino, col suo sguardo acuto e franco. Bello sarebbe averlo amico, da tavola, da vino e da chilometri. Ma non siamo su una terra promessa, come dice Erri, ma su una terra permessa. E io spero che ognuno di voi che state leggendo queste righe possiate tenere un pezzo della poesia di Erri De Luca nella vostra vita, al fondo della tasca, pronta ad accarezzarvi le dita nei momenti migliori e anche in quelli peggiori.
E adesso veniamo agli eventi mondani: lo scrittore sarà in visita a Barcellona questa sera per presentare il suo ultimo libro I pesci non chiudono gli occhi, ospite della Biblioteca Esquerra de l’Eixample, Agustí Centelles – C. Comte d’Urgell, 145-147, alle ore 19.

La rivoluzione è un quadro di Ingres.

giovedì 1 marzo 2012


Mentre ero seduto sulla mia comoda poltrona, ieri pomeriggio gli studenti catalani erano in Gran Via a farsi caricare da quegli abbruttiti dei Mossos d'Esquadra. Bla bla bla...è giusto,  è sbagliato...bla bla bla. Seguendo la rivoluzione via Twitter ho trovato questa foto di un blogger di cui purtroppo ho perso le tracce e quindi non posso citare. Guardatela. E' uno scatto perfetto della lotta. Ferma come un pezzo di ghiaccio,  calda e vibrante come un ferro arroventato. Mi atterra l'irruzione del Nemico, la maniera in cui calpesta la muraglia di vetro distrutta dalle bombe, le mani che enunciano come sia al tempo stesso signore e schiavo del suo gesto, la sua corsa. Poi la forza dell'arma in volo, la sua energia cinetica trattenuta con potenza dallo scudo del Difensore. Quest'ultimo difende la ragione (rossa) contro il caos (grigio). Si erge, stabile e valente, nonostante la sua canuzie. Porta tre armi: lo scudo, la lancia e lo sguardo. Con lo scudo difende le sue gambe ancora forti, con lo sguardo annulla la potenza della sedia in volo. Tracciate una linea che va dalle stanghette degli occhiali e coincide con un'altra linea della porta sullo sfondo. Perfettamente parallela alla base, visualmente fa "cadere" la sedia rendendola inoffensiva. E il terzo elemento di difesa è la lancia. Il braccio destro con il gomito piegato enuncia che Difensore è pronto a usarla come arma di contrattacco contro il Nemico, non appena sfumata la minaccia della sedia. Ma nel frattempo, nel nostro quadro, la lancia, ha una funzione molto importante. Serve a tenere a distanza l'inevitabilità, il mistero, la Morte. Rappresentata dal terzo uomo, la Morte avanza senza figura, con il suo passo da morto vivente, per appropriarsi della vita del Difensore. La Morte accompagna il Nemico e il Chaos, non ha bisogno di armi e non le teme. Ma qualcosa non funziona. Lo sguardo la sorveglia e la lancia la detiene fermandone il passo, il Difensore ha il coraggio di guardarla in faccia e di sorprenderla fermandone l'avanzata. Se mi sono dilungato in questa analisi approssimativa è semplicemente perché, a mio avviso,  questa foto ha tutta la potenza di un quadro classico. Prendete per esempio la "Rivolta al Cairo" di Ingres (1798) e potrete osservare una carica e una tensione simile nei personaggi, l'invasore e il difensore. Ma mentre in Ingres il difensore è l'eroe della sua gente e della sua bellissima donna, nella nostra situazione egli è lì per difendere la cassaforte di un banchiere e la sua dignità.
E sullo sfondo del quadro, riflesso nel vetro, proprio accanto al quel tipo che sembra stia per dire "ehi, io ho finito il turno e me ne vado, le luci le spegnete voi, sentito?" e che ricorda il ciambellano ne "Las Meninas" di Velazquez, ci sei tu che guardi.










Guarda il video dell'azione, parte dal minuto 0,33: